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Descrizione

Gian Secondo De Canis nella Corografia Astigiana, scriveva che il castello “…è una rocca del XIV secolo, fiancheggiata a levante da due enormi torrioni altissimi e rotondi, le cui cime con quella del castello erano coronate di merli, ridotti ora a coperto di tegole. Non si può salire al Castello che col mezzo d’un alto e stretto ponte levatoio a leva da cui si passa ad un barbaro dongione…”
Le parti attualmente esistenti del castello di Moasca sono quanto rimane dell’edificio costruito nel 1351 così come apprendiamo da una enigmatica scritta posta ancora oggi sulla sommità del portale d’ingresso.

La precedente fortificazione fu rasa al suolo nel 1308, dopo un lungo e difficile assedio, non sono note né l’origine né la forma.
Secondo quanto riportato da alcuni storici relativamente alle forme architettoniche relative al precedente castello si può rilevare soltanto un vago accenno alla presenza di un dongione.
In nostro aiuto non accorre neanche la miniatura del Codex Astensis, che rappresenta una tozza costruzione quadrilatera, sormontata da un ordine di sei bifore e un giro di merli: è una immagine che risale, presumibilmente, alla metà del Trecento e non è da escludere che abbia solamente un significato allusivo, senza aderenza alla realtà.
Due ipotesi possiamo avanzare: potrebbe rappresentare il primitivo dongione o, forse, e questa ipotesi parrebbe la più plausibile, si tratterebbe della raffigurazione del nuovo castello, ancora in costruzione, e quindi privo delle due torri cilindriche.

Al fine di comprendere le vicende che portarono alla distruzione del primitivo castello è doveroso ricordare le sanguinose lotte intestine che turbarono il comune di Asti nel Trecento. Queste ultime si collegavano agli scontri fra Guelfi e Ghibellini.

Al sopravvento Ghibellino del 1303 era, infatti, succeduta la riscossa Guelfa del 1304 che aveva causato l’esilio della famiglia dei De Castello e dei loro aderenti, i quali si erano rifugiati nei castelli del contado, fra cui Moasca.
Nel mese di luglio del 1308 i Guelfi assediarono il castello di Moasca baluardo Ghibellino. L’assedio fu, senza dubbio, di non poco conto; secondo quanto riportato dagli storici i Guelfi radunarono un esercito di 300 militi chieresi. In aiuto ai Ghibellini giunse il Marchese Del Carretto con 500 fanti e 100 balestrieri.

Visto tale esercito i Guelfi temettero di non farcela e chiesero nuovamente aiuto ai chieresi i quali giunsero sul posto con un esercito di 1500 uomini armati.
Gli assediati nel castello di Moasca resistettero per ben 22 giorni ma quando si resero conto di non poter contare più sull’aiuto di nessuno vennero a patti ed abbandonarono la fortezza; conquistato finalmente il maniero i Guelfi Solaro lo distrussero.
La ricostruzione del nuovo castello, sulle rovine del precedente, avvenne solo nel 1351.

Sotto la proprietà dei Secco Suardo l’interno della costruzione medioevale era stato sicuramente abbellito e reso più confortevole. Di particolare interesse era, senza dubbio, la cantina: essa occupava tutta la zona interrata del castello; da quest’ultima si accedeva ancora ai sotterranei cunicoli definiti dallo storico astigiano “assai profondi” adibiti a prigioni. Ricorda il Casalis che nelle torri del castello vi erano quattro prigioni ed in particolar modo la sotterranea “contiene anelli e cancelli di ferro: ivi si detenevano i rei, ed anche i prigionieri di guerra.”
Ancora nella prima metà del nostro secolo, il castello era in condizioni discrete e di fatto abitabile, come testimonia lo svolgimento nel suo salone (70 mq.) di una rappresentazione teatrale avvenuta nel 1926.
La rovina completa va datata a questo dopoguerra, quando il completo abbandono ha prodotto un tanto rapido quanto irreversibile degrado della struttura. Attualmente è rimasto in piedi solo un ultimo frammento delle poderose mura di mattoni della facciata orientale, alla cui estremità i due torrioni cilindrici, liberati svettano maestosi sul terrapieno conservando il ricordo della loro suggestiva imponenza.

L’amministrazione comunale dal 1999 ha avviato un programma di recupero e valorizzazione della struttura ancora esistente effettuando, dopo aver attuato gli urgenti interventi di restauro conservativo, il recupero della vasta cantina interrata.
Attualmente nella cantina trova posto la Bottega del Vino di Moasca “Nerodistelle” ed il Restaurant & Cafè, Garden Winery “Tra la Terra ed il Cielo”.
Nel centro paese, oltre al castello, sorgono la chiesa Parrocchiale dedicata a San Pietro, la Chiesa dei Battuti di San Rocco ed il municipio. La parrocchiale è della fine del 1600 e presenta notevoli motivi di interesse. A sinistra della parrocchiale, della stessa epoca, sorge la pregevole Chiesa di San Rocco, in cotto, con campanile e portico, sede della confraternita dei Battuti.


Foto

Il Castello di Moasca



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